Negli ultimi anni l’approccio allo psicologo è cambiato radicalmente. La maggior parte delle persone oggi lo vedono come una risorsa più che come l’aiuto per i “matti”.
E questo è forse l’approccio migliore, anche nella pratica clinica: quando le persone si recano dallo psicologo al fine di crescere e di capire situazioni che le fanno soffrire, prima che queste situazioni esplodano e si debba poi lavorare nell’urgenza e quando i cocci sono già rotti.
I processi mentali hanno un tempo nel quale si svolgono e si completano: andare dallo psicologo significa accelerarli e soprattutto indirizzarli verso uno sviluppo sano.
Quando sentiamo un malessere ormai da un tempo che si protrae a lungo, e vediamo che non riusciamo ad uscirne fuori, rivolgersi ad uno psicologo può attivare risorse e pensieri che creano le condizioni per iniziare a vedere e a considerare soluzioni che prima non eravamo in grado di vedere. La cura che rivolgiamo a noi stessi occupandoci dei nostri pensieri e delle nostri emozioni ci permette di sintonizzarci con i bisogni più profondi e ci mette sulla strada di un grande benessere nel futuro.
La regola di base è: prima è meglio è. Sicuramente ognuno ha i suoi tempi ed è giusto che si rivolga allo psicologo quando si sente pronto per farlo. Jung diceva che le persone si rivolgono allo psicologo come ultima spiaggia, quando prima le hanno provate tutto, mago compreso. Non so se questo possa essere vero ancora oggi: passati cento anni l’approccio alla psicoterapia si è modificato in modo radicale e non più ad appannaggio di persone appartenenti ad un élite economica e sociale, bensì è alla portata di tutti coloro che ambiscono ad una crescita e ad una salute mentale buona, al fine di godersi la vita al meglio.