Terapia Breve Strategica: i fondatori e le origini, in breve

Le origini della terapia breve strategica risalgono alla teoria della comunicazione nata in campo antropologico con Gregory Bateson, agli sviluppi costruttivisti della epistemologia cibernetica (Heinz von FoersterErnst von Glasersfeld) e agli studi sull’ipnosi e sulla suggestione di Milton Erickson.

Si deve poi a Paul Watzlawick e al Mental Research Institute di Palo Alto l’opera di approfondimento e sistematizzazione dei principi teorico-applicativi della comunicazione nei suoi aspetti pragmatici e terapeutici.
Negli anni ’70, infatti, il gruppo del MRI (The Mental Research Institute of Palo Alto) presenta alla comunità dei terapeuti i risultati del progetto Brief Therapy Center (Watzlawick, Weakland, Fisch 1974 – Weakland et alt. 1974).

Paul Watzlawick e, in italia, Giorgio Nardone iniziano poi la loro collaborazione che ha condotto alle moderne evoluzioni della terapia breve strategica verso una forma di avanzata tecnologia terapeutica che ha dimostrato la sua sorprendente efficacia ed efficienza nella sua applicazione alle piu’ invalidanti e persistenti forme di patologia (panico, fobie, ossessioni e compulsioni disordini alimentari, presunte psicosi, ecc.).

Terapia Breve Strategica: i concetti fondamentali

La premessa del modello della Terapia Breve Strategica si basa sulla convinzione che i disturbi psichici siano generati a partire dalle modalita’ percettive, emotive e cognitive che le persone assumono nei confronti della realta’ favorendo, cosi’, reazioni e comportamenti disfunzionali che, invece di risolvere, alimentano il problema di cui si soffre.

La Terapia Breve Strategica si pone come obiettivo la rottura di quel particolare circolo vizioso che si viene a creare tra la manifestazione del disturbo ed il comportamento disfunzionale che la persona mette in atto nel tentativo di risolverlo e che finisce, invece, per incrementarlo ed aggravarlo ulteriormente.

La struttura del metodo si esprime in 3 fasi:

  • Studio delle caratteristiche specifiche di un problema;
  • Rilevazione delle soluzioni già tentate per risolverlo;
  • Cambiamento delle soluzioni disfunzionali che, invece di risolvere il problema, lo alimentano, con altre che si sono sperimentalmente dimostrate funzionali agli effetti desiderati.

L’intervento terapeutico proposto dalla Terapia Breve Strategica non si occupa quindi piu’ del “Perche’” esiste un problema ma del “Come” esso si sia strutturato e delle modalita’ con le quali esso si mantenga ed appaia irrisolvibile.
In altri termini l’approccio strategico cambia le “lenti” con le quali la persona, che ha il problema, vede la realta’, giungendo a fornire una ristrutturazione del modo di percepire e reagire alla realta’ stessa.

Lo sblocco delle patologie e dei disturbi avviene nelle prime sedute di terapia strategica nelle quali il paziente inizia, a seguito del cambiamento a ristrutturare il proprio punto di vista in relazione a cio’ che il problema rappresentava; cio’ conduce rapidamente alla soluzione della patologia ed alla scoperta di risorse personali fino ad allora sconosciute.

La Terapia Breve Strategica ha elaborato specifici protocolli di trattamento per attacchi di panico, agorafobia, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi, ipocondria, disordini alimentari (anoressia, bulimia, sindrome da vomito), depressione, disturbi sessuali, disturbi dell’eta’ evolutiva, problemi della famiglia e problemi di coppia.

La flessibilita’ del modello consente inoltre all’approccio strategico di essere utilizzato in diversi ambiti per cio’ che concerne la formazione, la consulenza e la realizzazione di progetti d’intervento e prevenzione del disagio in scuole di ogni ordine e grado, in aziende (“problem-solving strategico” e formazione manageriale), in associazioni e cooperative, negli studi professionali, nelle fondazioni pubbliche e private e negli enti locali.

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